Anno d’uscita: 1977
Regia: Luciano Salce
Gli anni settanta sono stati, per il cinema italiano, quelli della commedia: si va da quella satirica sociale di Fantozzi a quella pecoreccia delle dottoresse e dei militari. Lo stesso decennio è però entrato nei libri di storia con l’appellativo di “anni di piombo”. Sono gli anni dell’enfatizzazione delle ideologie, degli scontri in piazza e delle decine di vittime causate dagli attentati terroristici di matrice politica (rossa, nera e mafiosa). Anni di piombo e stagione d’oro della commedia hanno vissuto contemporaneamente senza quasi mai incrociarsi. Uno dei rari casi è stato “Il… Belpaese”, sottovalutata pellicola sceneggiata da Castellano & Pipolo, diretta da Luciano Salce e interpretata da Paolo Villaggio. Il regista romano e l’attore genovese lavorano insieme per l’ennesima volta, dopo il successo straordinario dei primi due capitoli della saga fantozziana. La locandina del film ci mostra il protagonista in una maschera comica, con i capelli sparati in aria e l’espressione timorata e buffa che contraddistingue Villaggio in tanti suoi lavori. Villaggio, con tanto di tovagliolo blu ben annodato al collo, ha davanti a sè il più nazionalpopolare dei piatti: una marmitta stracolma di spaghetti al sugo. Sopra la pasta c’è però una bomba con la miccia accesa. Le mani del protagonista emergono dal nulla, come se stesse per discolparsi dall’insolita scena. Un semplice disegno ci aiuta a capire la passività del malcapitato di fronte alla violenza di quegli anni. L’opera ci racconta la storia di un italiano che torna in patria, dopo molti anni di lavoro nel Golfo Persico, per aprire un negozio di orologi a Milano. È un piccolo borghese che si ritrova in un ambiente ostile alla sua posizione sociale. Impreparato a un decennio molto diverso da quello precedente, in cui aveva lasciato il Belpaese, il protagonista finirà suo malgrado a essere vittima di mafia e terrorismo, per unirsi infine a una lotta politica da cui si era sempre guardato dal parteciparvi. Sulla locandina spiccano i nomi del grande attore genovese e del suo amico regista. Tra i comprimari troviamo un parterre de rois composto da: Silvia Dionisio, sex symbol di quel decennio; Gigi Reder e Anna Mazzamauro, storici compagni di sventura di Villaggio anche nella saga di Fantozzi; un giovanissimo Massimo Boldi nei panni del nipote del protagonista e caratteristi storici come Giuliana Calandra e Pino Caruso. Il film è caduto nel dimenticatoio, pur essendo uno dei pochi tentativi coraggiosi di buttare un gigante della comicità nella tragedia degli anni di piombo. Villaggio qui è un italiano medio pieno di difetti, ma in grado di maturare una coscienza politica e di dare una svolta attiva alla sua vita. È una maschera molto distante da tante altre portate sullo schermo dal comico: Villaggio prima giustifica la repressione e poi si unisce agli scontri e, soprattutto, si innamora e conquista una giovanissima militante da cui avrà un figlio! Il talento dell’attore genovese, già percepibile nella bella locandina, ha reso il lavoro di Salce, Castellano & Pipolo ancora oggi attuale e amaramente divertente.
Leonardo Marzorati
Il… Belpaese
