Anno d’uscita: 1983
Regia: Brian De Palma
L’insofferenza per la propria condizione di vita portano a mettere in gioco qualsiasi cosa pur di riuscire ad emergere per avere il potere. Un esempio di questo è la storia di Tony Montana, narrata nel film culto del 1983 “Scarface”, con protagonista un giovane Al Pacino. La fama della pellicola è cosa nota, così come il suo finale, emblematico e distruttivo. Il dio denaro, questo essere bramato insidioso e parassita, che si nutre attaccandosi alla nostra coscienza fino a saziarsi del tutto e lasciandoci irrimediabilmente soli.

La solitudine del successo che divide il proprio “io” inesorabilmente dal mondo che si ha davanti, creando un abisso di nulla. La locandina nella sua semplicità racchiude un significato simbolico tagliente ed evidente. Tony Montana è ritratto a persona intera, quasi sagomato sotto un effetto “soglia” nel quale traspariscono appena i tratti somatici. Il vestito è bianco e si confonde con lo sfondo. Il suo sguardo è rivolto verso il basso e tiene in mano una pistola nella mano destra, quasi come se avesse appena commesso un’esecuzione. Gli occhi sembrano guardare con un tono solenne e compiaciuto il proprio impero, o forse, sta solo pensando a se stesso. Volta le spalle a Elvira che è ritratta dietro di lui guardando altrove, sembra quasi un’ombra sfuocata. Lei è su sfondo nero, nell’esatto opposto del bianco di Tony.

Un accostamento cromatico affilato senza sfumature fa risaltare maggiormente il distacco tra i due personaggi, che ormai si sono perduti per sempre. È evidente quanto i due protagonisti così vicini nel disegno, siano in realtà così lontani. Il bianco, se si nota, nella pellicola è un colore ricorrente; non solo compone il non-colore della cocaina, ma è evidenziato nelle scene più rappresentative: la villa maestosa e imponente è interamente bianca. La jacuzzi dove Al Pacino fa il bagno è completamente riempita da una schiuma bianca che sembra quasi inghiottirlo. E nel finale il bianco lo inghiottirà sul serio. Un candido nemico che fagociterà visceralmente il protagonista alla fine. Un segnale allegorico che avverte fin dall’inizio la conclusione della sua esistenza. “The world is yours” ma durerà poco…
Sara “Shifter” Pellucchi