Anno d’uscita: 1993
Sito web: http://www.nirvana.com/
“In Utero” è il terzo album dei Nirvana. È il disco più cupo e introspettivo, nel quale Kurt Cobain metaforicamente cerca di far uscire da dentro di sé quel bambino che è in lui, con le sue insicurezze e angosce, che da sempre lo assillano.

Originariamente il disco si sarebbe dovuto chiamare (per idea dello stesso Cobain) “I Hate Myself and I Want to Die”; risposta che dava ogni volta che qualcuno gli chiedeva «Come va?» . Fortunatamente Krist Novoselic riuscì a persuaderlo per paure di censura e per la violenza del titolo e fu cambiato “In Utero”. Il manichino anatomico di una donna alata della quale si intravedono le interiora simboleggia la sua grande viscerale voglia di volare lontano dai canoni dello show business, ai quali i Nirvana erano accidentalmente incappati dopo il botto commerciale di “Nevermind” e la volontà di riacquistare la propria privacy, che nei ventiquattro mesi successivi alla nascita del mega successo del precedente disco era alla costante mercè di giornali e trasmissioni.

L’impersonificazione di Kurt Cobain con questo “feto” che non vedrà mai la luce, è rappresentato da questa distorta cover, che all’inizio fu disegnata dallo stesso Kurt, ma venne subito sostituita (perché troppo cruenta) dalla donna alata che tutti conosciamo. L’art director infatti è Robert Fisher, e curerà tutte le grafiche del gruppo di Seattle. Nel retro c’è una fotografia di una installazione creata da Cobain composta da modellini di feti umani, bambole e di altri arti distesi su uno sfondo di fiori (orchidee e gigli). L’opera si intitola “Sesso e donna e In Utero e vagine e nascita e morte” (“Sex and woman and In Utero and vaginas and birth and death”) e fu composta nel soggiorno della casa del cantante.
Questa donna è di certo più elegante e dalle sembianze angeliche, ma al tempo stesso è cupa, inquietante e perforante nel senso più sentimentale del termine.
Sara “Shifter” Pellucchi

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